Speciale voto USA: quale impatto sui mercati?
Data pubblicazione: 28 ottobre 2024
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Manca poco ad un’elezione dai risultati incerti e l’attenzione corre agli impatti sui mercati: attesa volatilità nel breve e l’esito potrebbe favorire o penalizzare alcuni settori.
Benvenuti alla prima puntata dello Speciale voto USA di Fineconomy.
Rendimenti storici negli anni elettorali
Fonte: Elaborazione Wealthype.ai
Il maxi-taglio dei tassi annunciato dalla Fed, le turbolenze dei titoli tecnologici che ci avevano abituati a rally prolungati, gli scenari geopolitici sempre più incerti. Ma è arrivato il momento: tra le tante variabili da monitorare si avvicina a grandi passi un’altra scadenza importante, quella delle elezioni presidenziali statunitensi in programma il 5 novembre.
L’indice S&P 500 dal 1972 al 2023
Fonte: Elaborazione Wealthype.ai
Un evento di grande portata, in grado di avere ripercussioni a livello politico, sociale e anche economico. E che ha già riservato diversi colpi di scena, dal doppio attentato al candidato Repubblicano Donald Trump al cambio in corsa sul versante Dem, dopo che il presidente Joe Biden ha rinunciato a correre per un secondo mandato aprendo la strada alla sua vice, Kamala Harris. Questo avvicendamento implica che il voto non sarà più una sorta di referendum sull’attuale presidente: comunque vada, a gennaio la Casa Bianca avrà un nuovo inquilino.
Nel momento in cui scriviamo, la gara tra i due sfidanti appare ancora assolutamente aperta. Specialmente nei cosiddetti “Stati in bilico”, dove nessuno dei due sembra avere un vantaggio significativo.
Secondo tutti i modelli sviluppati, la Pennsylvania dovrebbe essere lo Stato decisivo, seguito da Michigan e North Carolina.
In che modo l’esito delle urne potrebbe influenzare i mercati?
Diciamo subito che ci sono innumerevoli analisi e statistiche che dimostrano come il risultato elettorale non abbia influito in modo significativo sulla traiettoria a lungo termine dei mercati finanziari.
Ma nel breve? Un po’ di volatilità è tutt’altro che da escludere.
Generalmente, i mercati tendono a sovraperformare subito prima del voto, spinti dalla convinzione che il nuovo inquilino (o inquilina?) della Casa Bianca farà di tutto per sostenere la crescita dell’economia. E anche subito dopo, perché la scelta di uno o dell’altro candidato implica in qualche modo la fine dell’incertezza.
Le politiche e decisioni del presidente degli Stati Uniti d’America possono avere un impatto sull’economia a molti livelli. Ma – almeno dal punto di vista degli investitori azionari – si tratta prevalentemente di un impatto a livello settoriale. I due candidati hanno ambizioni e posizioni diverse e dunque alcuni settori potrebbero beneficiare maggiormente della vittoria di uno piuttosto che dell’altra.
Se vincesse Trump
In linea di massima, una vittoria del Repubblicano Trump risulterebbe favorevole alle aziende a grande capitalizzazione (le cosiddette “big cap”) e all’industria petrolifera (uno dei suoi slogan è “drill baby, drill”). Due concetti su cui il candidato insiste sono protezionismo e deglobalizzazione: e proprio l’enfasi sul protezionismo potrebbe tradursi, a tendere, in un rafforzamento del dollaro e dell’inflazione, quest’ultima alimentata dalle maggiori tariffe alle importazioni. Il che renderebbe più difficile per la Federal Reserve ulteriori tagli dei tassi d’interesse. Il candidato Repubblicano potrebbe puntare inoltre a una progressiva deregolamentazione finanziaria.
Se vincesse Harris
Allo stesso modo, una vittoria di Harris potrebbe favorire le small cap, le società legate alla “Clean Economy”, le utility e le società di semiconduttori. In caso di vittoria della candidata Dem, poi, le tasse promesse su grandi società e patrimoni potrebbero frenare gli investimenti delle imprese e i consumi, indebolendo il dollaro e incentivando la Fed ad allentare più rapidamente i tassi di interesse per sostenere l’economia.
Questo in linea generale. In realtà, però, come mostra il grafico, analizzando l’andamento storico dei settori economici negli anni in cui il presidente è stato Repubblicano o Democratico, non si nota una tendenza così marcata.
Performance settoriale negli anni elettorali (dal 1976 al 2020)
Numero di anni in cui ogni settore ha sovraperformato o sottoperformato l’S&P 500
Fonte: Fidelity, Strategas Research Partners, Dati al 5 novembre 2023
La domanda delle domande: quanto sarà decisivo il “colore” del Congresso?
Bisogna ricordare che a influire sulla libertà di manovra del presidente eletto sarà anche la composizione del Congresso. Questo autunno, i cittadini USA saranno anche chiamati a rinnovare un terzo dei seggi del Senato (attualmente sotto controllo Democratico) e tutti i 435 seggi della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti (attualmente sotto controllo Repubblicani). Potremmo dunque avere un solo partito sia alla presidenza sia a entrambe le Camere del Congresso o, più probabilmente, una situazione divisa, com’è oggi. Quest’ultimo scenario, ovviamente, legherebbe un po’ le mani al presidente in carica e farebbe da ostacolo a cambiamenti più radicali (pensiamo, per esempio, a tutto il discorso sul “green” ).
Insomma, è praticamente impossibile anticipare con precisione quale settore davvero beneficerà delle politiche di una piuttosto che dell’altra amministrazione. Anche perché c’è una bella differenza tra quello che un candidato promette e quello che poi un presidente riesce a realizzare.
Il curioso esperimento che offre una lezione fondamentale
Ri-guardiamo alla storia. In una simulazione che copre il periodo 1953-2023, Morningstar ha ipotizzato un investimento di 1.000 dollari nel momento in cui veniva eletto un presidente Democratico e una cessione dello stesso investimento quando un Repubblicano ne prendeva il posto. Il capitale ottenuto veniva poi reinvestito quando un Democratico tornava alla presidenza. Questa strategia ha prodotto un capitale pari a 62.000 dollari. La strategia opposta, ovvero quella di investire solo quando il presidente era Repubblicano, ha prodotto un capitale di 27.000 dollari. Ma se l’investimento di 1.000 dollari fosse stato lasciato a produrre i suoi frutti, ignorando completamente la politica, nel tempo si sarebbe tradotto in un capitale di quasi 1,7 milioni di dollari.
Quanto avrebbero fruttato 1.000 euro investiti nel 1953?
Rendimento dell’indice S&P 500 dal 31 dicembre 1927 al 31 dicembre 2023
Fonte: Morningstar, Bespoke Investment Group, 1953 2023
La maggiore influenza su rialzi e ribassi la esercitano utili societari, mosse di politica monetaria e in generale fattori strettamente economici. Su cui, certo, i Presidenti degli USA hanno impatto, ma è pur vero che parliamo di un mercato estremamente sviluppato, con istituzioni solide e una banca centrale indipendente, con una classe politica globalmente orientata alla crescita economica e finanziaria del Paese e che quindi si muove all’interno di una gamma ridotta di variabili.
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